“La storia di Palatucci ha segnato fortemente il dibattito su salvatori e salvati, su giusti e ingiusti […] e in questo dibattito la storia umana di Giovanni Palatucci ha rischiato di perdersi, di non essere più importante. Ora questo libro la riporta in piena luce. […] la storia di un individuo giusto, delle sue scelte morali, della sua crescita politica anche, ma individuale. E di questo, di illuminare le coscienze e le vite di quanti hanno saputo fare scelte, abbiamo bisogno. In questo libro, Giovanni appare a tutto tondo, nei due tempi in cui si articola la narrazione, quello di Dachau e della morte imminente, e quello della vita, qui ripercorsa nel ricordo del protagonista del lager. E poi, perché tutto questo è espresso in una lingua affascinante, fitta di colori, di luci, di illuminazioni. I personaggi non sono descritti, spuntano, si illuminano come se emergessero dallo sfondo sulla ribalta di un palcoscenico. E anche questa scrittura così letteraria, in cui gli sfondi non sono grigi scenari ma paesaggi densi di colori e di luce, contribuisce potentemente a ridare vita all’ultimo questore di Fiume. E ridar vita è quello che, in memoria dei caduti della Shoah come di chi li ha aiutati, è necessario: dire i nomi, tutti i nomi. Ricostruire il mondo intorno a loro. Entrare nel loro animo, nelle loro emozioni, nelle loro scelte.”
Dalla prefazione di Anna Foa.
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